venerdì 13 marzo 2015

ORFISMO

L'Orfismo è da considerarsi uno dei fenomeni religiosi misterici più importanti della Grecia antica del VI secolo a.C.; in esso va rinvenuta la radice dei Misteri eleusini (riti religiosi misterici che si celebravano nel santuario di Demetra, nella città greca di Eleusi) e degli Oracoli di Delfi. Elemento interiore di una religione esteriore che aveva i suoi dei nei rappresentanti planetari - Zeus, Giove, ecc. - l'Orfismo dimostra stretti collegamenti con radici anteriori e antichissime, che ne collegano la dottrina a fonti egizie e mesopotamiche.  La conoscenza dell'Orfismo è molto migliorata in tempi recenti, grazie alle scoperte archeologiche succedutesi nel corso del XIX - XX secolo, che ne rivalutano l'interesse registrato in età umanistica presso l'Accademia Platonica Fiorentina (e, in particolare, da Pico della Mirandola). Spesso frainteso e contestato, l'Orfismo rappresenta un filo conduttore della cultura europea, la cui traccia più evidente è data dall'influenza sull'immaginario e sulla letteratura. L'Orfismo si caratterizza anche per una geografia mitica del mondo ctonio sotterraneo, tra cui i fiumi dell' Ade (Flegetonte, Cocito, Acheronte, Stige). Il nome deriva da Orfeo, in quanto sacerdote del culto di Dioniso. Sotto il profilo estetico, molta parte esteriore è assorbita dal mito come narrato da Ovidio, di Orfeo e Euridice.
Caratteristiche del culto
Essenziale per l'orfismo è la concezione del corpo e della sua necessità di trasmigrare finché non raggiunge la perfezione secondo le regole di vita rese comprensibili dal culto orfico. L'anima, che risiedeva nei cieli, compie un peccato e cade dal regno dei cieli sulla terra reincarnandosi in un corpo, che utilizza per espiare la propria colpa. Con la morte, l'anima (il daimon dei greci) trasmigra e si ricompone, non sulla base di un principio individuale ma su nuova aggregazione per qualità magnetiche, in un altro corpo che può anche non essere quello di una persona (questo dipendeva anche dal comportamento che il daimon aveva tenuto nella vita precedente). L'Orfismo addolcisce gli aspetti più cruenti del culto di Dioniso e sostituisce le danze orgiastiche, il vino e la carne, con offerte vegetali e d'incenso, accompagnate da danze e canti liturgici. Di questi canti sono presenti attestazioni ritrovate in lamine di rame, a scopo cerimoniale, largamente diffuse nell'Italia meridionale, la Magna Grecia.
Contesto storico
Il culto orfico non ha un'età definita. Si può individuare in esso la fonte più autorevole ed evidente della connessione tra dottrina arcaica greca e sapienza egizia e mesopotamica. Il suo sviluppo e diffusione toccano un apogeo in un periodo di forte contrasto politicosociale, in quanto molte delle oligarchie e delle monarchie del mondo greco cadono, in favore, prima, delle democrazie e, in seguito, delle tirannidi. Si tratta di un'epoca di forte trasformazione sociale, dove il popolo acquista una forte coscienza dei propri diritti. L'orfismo dunque rappresenta il desiderio della liberazione da regimi sanguinari, il sacro rifugio degli spiriti migliori, dove è promesso agli adepti conforto nel presente, libertà nel futuro. Questo movimento dunque trova molta simpatia presso il popolo (nelle democrazie) e presso le tirannidi più illuminate, poiché si appoggiano al popolo per rovesciare il potere oligarchico-aristocratico nelle loro mani. È nota infatti la presenza di molti teologi orfici presso le corti delle tirannidi. La tradizione poetica che riguarda l'orfismo è stata considerata lungamente perduta. I ritrovamenti archeologici più recenti rendono possibile un suo inquadramento storico e dottrinale compiuto.
Influenze dell'Orfismo
L'Orfismo è una corrente artistica che trova le sue radici nella dottrina greca, con ascendenze che sono chiaramente egizie e mesopotamiche e con discendenze che ne proiettano il cono di influenza su tutto il Mediterraneo e, per il tramite di adattamenti e trasposizioni, in tutta l'Europa continentale. Questi influssi sono rintracciabili in letteratura con l’evidente continuità dottrinale che intreccia l’Enuma Elish mesopotamico con il Papiro di Ani egizio, e li congiunge con il poema “Teogonia” di Esiodo, la cui trama si ripercuote sull’”Eneide” di Virgilio, la “Divina Commedia” di Dante, il “Paradise Lost” di John Milton, le “Illuminations” di William Blake. L’elenco potrebbe continuare, ma questo può bastare ad identificare l’Orfismo come matrice della cultura illuministica europea. Il Rinascimento ha conosciuto soprattutto gli Inni Orfici. Questi Inni, nelle attuali edizioni, sono in numero di ottantasette, più un proemio. Sono dedicati a varie divinità, e risultano distribuiti secondo un preciso ordine concettuale. Accanto a dottrine risalenti all'Orfismo originario, contengono dottrine stoiche e dottrine provenienti dall'ambiente filosoficoteologico alessandrino, quindi sono sicuramente di tarda composizione, scritti con ogni probabilità fra il II e il III secolo dopo Cristo. Forse gli Inni, singolarmente o per gruppi, sono stati composti in tempi differenti, ma, in ogni caso, colui che li ha riuniti insieme ha seguito un certo criterio coerente, tanto è vero che si comincia con l'inno Profumo di Prothyraia, soccorritrice nelle doglie, ossia nelle nascite, e si termina con l'inno Profumo di morte, e dunque inizia con l'immagine simbolica del principio della vita e finisce con l'immagine simbolica della morte. La struttura formale-letteraria non è sempre uniforme: gli inni autenticamente orfici e cultuali sono costituiti pressoché integralmente da una serie di epiteti che alludono o alle caratteristiche essenziali della divinità o alle vicende storiche della sua vita divina; assumono insomma quella forma, sia pure ridotta e dissimulata, di litania, che è frequente nell’innografia liturgica. In altri invece è presente un certo compiacimento letterario che si indugia in descrizioni naturalistiche o in brevi considerazioni morali che denotano nei loro autori un impegno non immediatamente religioso. Non soltanto appartengono a mano diversa, ma hanno avuto un origine extraorfica e sono passati più tardi, in un tempo imprecisabile, a far parte della raccolta che possediamo – e con tanta maggior facilità quanto più accoglienti erano il sincretismo dell’ Orfismo e quello ambientale. Gli inni orfici erano molto apprezzati nel Rinascimento; Marsilio Ficino e i suoi contemporanei credevano che fossero stati scritti dallo stesso Orfeo. Pico della Mirandola in una delle sue “Conclusiones Orphicae” afferma: “ Nell’ambito della magia spirituale non c’è niente di più efficace degli Inni di Orfeo, se si eseguono con il consenso di una musica adatta, di un’opportuna disposizione dell’animo e delle altre circostanze ben note al saggio”.