La cosmogonia in mitologia
è l’insieme dei miti sull’origine dell’universo.
I miti cosmogonici riguardano in particolare l’origine della Terra
e dei corpi celesti, ma possono comprendere tutto ciò che, vivente o meno, si
trova nell’universo. Non di rado tali miti non implicano una generazione dal
nulla, ma presuppongono l’unione o combinazione di elementi preesistenti, o la
loro separazione da un amalgama indistinto. Rappresentazioni del cosmo increato
sono ricorrenti in tradizioni mitologiche diverse, che lo raffigurano come un vuoto,
un’oscurità, un mare, un caos di elementi informi, una figura umana o un “uovo
cosmico” contenente ogni cosa in forma embrionale.
Talvolta l’origine del mondo è spiegata come il frutto di un accoppiamento di
tipo sessuale, ad esempio quello di Urano,
il cielo, con Gea,
la Terra (la quale è infatti non di rado identificata con la Dea Madre, matrice
e grembo di tutte le cose), o di una nascita di tipo animale come quella
simboleggiata nella figura dell’uovo cosmico, diffusa in molte culture, dalle
religioni di Africa, Cina, India, Giappone, Pacifico meridionale all’orfismo
greco. In altri miti il creato ha origine dalla separazione o
dall’emergere delle cose da un elemento indistinto, come le acque primordiali
(anche in questo caso l’identificazione con la gravidanza e il parto è
evidente; in un mito dei dogon
dell’Africa occidentale si fa riferimento alla “placenta del mondo”) o un mare
di latte; un mito polinesiano pone i vari stadi dell’emersione all’interno di
una noce di cocco; per i navajo
e gli hopi
l’emersione indica una progressione verso l’alto da mondi inferiori; nei miti
diffusi tra le popolazioni siberiano-altaiche, ma anche in Romania e in India,
la creazione scaturisce dall’azione di un animale (tartaruga o uccello) che si
tuffa nelle acque primordiali per portare alla superficie un pezzetto di terra
che in seguito si espande fino a diventare il mondo. Un motivo
dominante di svariati miti cosmogonici è l’atto sacrificale o cruento: il
creato è il frutto di una crisi violenta, quale la lotta tra forze personali o
impersonali, oppure di una morte, come lo smembramento di Prajapati, narrato
nei Veda,
o del gigante Ymir, ucciso da Odino
nella mitologia
nordica. I miti cosmogonici possono riflettere i
caratteri ambientali propri di una particolare cultura: in Mesopotamia
il timore di inondazioni provocate dal Tigri e dall’Eufrate aveva conferito
all’azione delle acque un ruolo importante, tanto che esse, personificate dalla
dea Nammu, erano poste all’origine degli dei e del cosmo; similmente, nell’antico Egitto
il dio Nu impersonava sia le acque primordiali sia il fiume Nilo. Talvolta
le cosmogonie ricalcano simbologie alimentari, come nel mito del mare di latte,
da cui gli dei dell’India ricavarono i tesori del mondo frullandolo come per
farne burro, o nei miti cinesi
e vietnamiti, nei quali il mondo viene modellato come un pane di riso e il
cielo lo contiene come una ciotola.