Louis-Ferdinand Céline, pseudonimo di Louis-Ferdinand Auguste Destouches (Courbevoie, 27 maggio 1894 – Meudon, 1 luglio 1961), è stato uno scrittore e medico francese. Lo pseudonimo, con cui firmò tutte le sue opere, era il nome della nonna materna. Céline è considerato uno dei più influenti scrittori del XX secolo, celebrato per aver dato vita a un nuovo stile letterario che modernizzò la letteratura francese ed europea. La sua opera più famosa, Viaggio al termine della notte (Voyage au bout de la nuit, 1932), è un’esplorazione cupa e nichilista della natura umana e delle sue miserie quotidiane, dove la misantropia dello scrittore è costantemente ravvivata da un acuto cinismo. Lo stile del romanzo - con il continuo mischiarsi di linguaggio popolare ed erudito e il frequente uso di iperboli ed ellissi - impose Céline come un innovatore nel panorama letterario francese. Per le sue prese di posizione e affermazioni durante la Seconda guerra mondiale, esposte in alcuni pamphlet accusati di antisemitismo, Céline rimane oggi una figura controversa e discussa.Il lavoro semi-autobiografico segue le vicende di Ferdinand Bardamu attraverso il suo coinvolgimento nella Prima guerra mondiale, l'Africa coloniale e l'America del primo Dopoguerra (dove lavora per l'industria automobilistica Ford) attraverso il suo ritorno, nella seconda metà dell'opera, in Francia dove diventa medico e dove inaugura uno studio nel degradato sobborgo di Parigi, la fittizia La Garenne-Rancy. Il romanzo inoltre rappresenta una satira contro la professione medica e la vocazione della ricerca scientifica. I disparati elementi del romanzo sono tra loro connessi dai ricorrenti incontri con Léon Robinson, un personaggio sventurato non meno che ambiguo, la cui esperienza è per certi versi parallela a quella di Bardamu. Come il titolo stesso suggerisce, Voyage au bout de la nuit è un cupo, nichilistico romanzo in cui si mescolano misantropia e cinismo. Céline esprime un pessimismo pressoché inconsolabile sulla natura umana, sulle istituzioni umane, sulla società e sulla vita in generale. Verso la fine del libro, il narratore Bardamu, che sta lavorando in un manicomio, sottolinea: « ...Non posso trattenermi dal dubitare che esiste una qualunque genuina realizzazione del nostro più profondo carattere, tranne la guerra e la malattia, quelle due infinità dell'incubo. » Da un punto di vista letterario, il primo romanzo di Céline è notevole per un nuovo stile che sembra riflettere i discutibili protagonisti e che avrebbe esercitato una considerevole influenza sulla letteratura francese successiva. Céline fa ampio uso di ellissi, iperboli e parole gergali. L'opera godette di successo popolare e una larga approvazione da parte della critica quando fu pubblicato, nell'ottobre del 1932, tanto che Albert Thibaudet, forse il più grande critico francese di quegli anni, disse che nel gennaio del 1933 il romanzo di Céline era un comune argomento di conversazione serale.