domenica 2 marzo 2008

SPAZIO E TEMPO FILOSOFICO


Bisogna distinguere il tempo spazializzato, proprio dei procedimenti scientifici, dal tempo vissuto, ossia la durata effettiva e interna della coscienza. Il tempo vissuto a differenza di quello spazializzato, il quale è frutto di un’operazione dell’intelligenza che riduce all’omogeneo, ossia a distinzioni e rapporti soltanto quantitativi e perciò misurabili, è sempre intrinsecamente diverso, incommensurabile, qualitativamente eterogeneo. Eppure il tempo vissuto dà più l’idea di un tempo reale perché non semplifica la coscienza come tanti atomi distinti e isolati di cui essa ne sarebbe il semplice aggregato o la somma, ma, al contrario, la riconosce come un’unità profonda e complessa. Nel tempo vissuto non ci possono essere rapporti meccanici fra i singoli momenti, in quanto ogni momento è intrinsecamente qualificato dalla sua unità con tutti gli altri. Un ruolo importante svolge in questo senso la memoria in quanto, tramite la memoria, in ogni istante della nostra vita confluisce l’intero nostro passato, e questo spiega perché la durata, come tempo vissuto, sia irreversibile e perciò stesso reale, al contrario dell’astratto tempo spazializzato considerato invece reversibile.

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