mercoledì 16 aprile 2008

LA CITTA' FILOSOFICA



L'astensione del filosofo dalla vita pubblica, prosegue Socrate, è dovuta al fatto che le forme di politeia esistenti, a causa delle loro deficienze culturali, non sono un terreno fertile per la filosofia. Lo potrebbe essere l'ottima polis?
Anche qui, sottolinea Socrate, la cosa è tutt'altro che semplice, perché ci deve essere sempre nella città qualcosa che mantenga lo stesso logos avuto dal legislatore nel porre le leggi. Una città filosofica, in altri termini, non è semplicemente una città fondata in modo filosofico, proprio perché in essa deve essere mantenuto lo stesso logos con il quale era stata costruita. Il logos è la parola o il discorso con il quale viene espresso un pensiero: mantenere il logos, dunque, è qualcosa di più che conservare pedissequamente un modello. Il discorso filosofico nel quale è nata la città costruita en logois è qualcosa che deve continuare; qualcosa che rimane tale solo nella misura in cui continua. Ma questo è tutt'altro che scontato. Se ora non accade che i filosofi governino, ciò può essere accaduto nell'infinito (apeiron) tempo passato, o potrà accadere in futuro, o sta succedendo ora in qualche remoto paese barbaro. E' sufficiente, in altri termini, ampliare la prospettiva dal qui ed ora ad un tempo e ad un mondo senza limiti per rendersi conto che la realizzabilità del modello è certamente difficile - anche a causa della corruzione che si accompagna al potere - ma non impossibile. Il carattere indefinito dell'esperienza milita a favore della speranza utopica e contro il realismo, non appena si ampli l'orizzonte spaziale e temporale del nostro sguardo. (Platone La Repubblica)

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