martedì 3 giugno 2008

ICONOCLASTIA


Movimento religioso, ma con forti connotazioni politiche, contrario al culto delle immagini della divinità diffusosi nell'impero bizantino nei secoli VIII e IX. Il termine deriva da una parola greca che si compone del sostantivo eíkon, 'immagine', e del verbo kláein, 'spezzare'. Nel 726 e 730 l'imperatore Leone III l'Isaurico, in parte per scongiurare le accuse di idolatria mosse dai musulmani, promulgò un decreto che proibiva la venerazione delle immagini sacre. Questa decisione venne condannata dal papa, ma l'imperatore impose vigorosamente la dottrina iconoclasta a Costantinopoli, e ancora più suo figlio e successore Costantino V, che fece condannare il culto delle immagini come idolatria nel sinodo svolto nel palazzo di Hieria, alla periferia di Costantinopoli, nel 754. Con la salita al trono dell'imperatrice Irene un sovvertimento politico portò, con il II concilio di Nicea (787), a condannare a loro volta gli iconoclasti. Una ripresa della diffusione dell'iconoclastia nella prima metà del IX secolo venne definitivamente repressa con la condanna finale del movimento nel concilio tenutosi nel 843 sotto il patronato dell'imperatrice Teodora II. L'argomento più forte contro l'iconoclastia, formulato dal padre della Chiesa siriano Giovanni Damasceno, è che essa nega uno dei principi fondamentali della fede cristiana, cioè la dottrina dell'incarnazione. Secondo i difensori delle immagini, la nascita umana di Cristo ne aveva reso possibile le rappresentazioni, che in qualche misura condividono la divinità del loro prototipo; il rifiuto di questa immagine comportava automaticamente, quindi, il rifiuto del loro modello. Oltre agli aspetti teologici, il movimento iconoclasta ebbe importanti influenze sull'arte bizantina, e fu un pretesto per fomentare le lotte intestine all'impero bizantino ed esacerbare i motivi di discordia col papato.

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