domenica 6 maggio 2012

METAFISICA


Il termine metafisica deriva dal greco metà physikà e identifica tutte quelle cose che sono oltre (metà) la comune sensibilità fisica e oltre la natura (physis). Si può descrivere il concetto del problema metafisico con il problema della definizione dell’essere sia sul piano sensibile che soprasensibile. La parola è stata coniata nel primo secolo d.C. da Andronico da Rodi nel corso dei suoi studi sulle opere di Aristotele. Inizialmente il termine nasce in ambito aristotelico ed è utilizzato prettamente nello studio delle opere del filosofo greco. Col passare dei secoli la "metafisica" assume un'accezione più generale e si slega dalla sua origine, per identificare l'oggetto di studio. La metafisica ha avuto tre diverse accezioni nella storia della filosofia. Nella teologia razionale la metafisica è la totalità dell'esistente e l'assoluto (Dio). Nell'ontologia la metafisica è lo studio dei caratteri fondamentali dell'essere e del senso delle cose. Nella gnoseologia la metafisica è lo studio dei limiti della conoscenza umana.
Metafisica nella filosofia antica. Nella filosofia antica e in quella medievale la metafisica è soprattutto definita come ontologia e gnoseologia. I primi filosofi presocratici sono prevalentemente dei fisici che considerano la realtà visibile o invisibile (reale o ideale) come parte della natura. Per i presocratici esiste soltanto una realtà fisica. E' soltanto con Platone che si inizia a separare il mondo fisico da quello metafisico. Per Platone esiste un mondo reale caratterizzato dalla corruttibilità delle cose ed un mondo ideale (mondo delle idee) dove l’essere è puro. Questa bipartizione della realtà viene successivamente ripresa da Aristotele che pone le basi della concezione medievale della metafisica quale ideale puro e incorruttibile vicino all'assoluto (Dio) superiore ad ogni altra realtà esistente o studio. Nel medioevo la metafisica diventa teologia razionale. 
Metafisica nella filosofia moderna. Nella filosofia moderna la metafisica è collocata ad un livello non raggiungibile dall'uomo a causa dell'incapacità di quest'ultimo di oltrepassare il mondo dei fenomeni reali. L’essere reale non è conoscibile in quanto va oltre la sfera della conoscenza soggettiva dell'uomo. E' soprattutto con il pensiero del filosofo Kant che la metafisica inizia a svolgere la funzione di gnoseologia per ricercare quei concetti puri che sono comuni nella conoscenza umana indipendentemente dall'esperienza, dalla realtà osservata e dalle discipline di studio. 
Metafisica nella filosofia contemporanea. Nel Novecento assume una certa valenza il lavoro di Heidegger che rifiuta ogni dottrina naturalistica per oltrepassare il concetto di metafisica a favore del concetto di pensiero meditativo. In epoca contemporanea il dibattito sulla metafisica è soprattutto epistemologico, ovvero non si discute più sul cosa sia l'essere bensì sul come si debba dire l'essere. Il ruolo della metafisica nel dibattito filosofico viene, infine, svuotato del tutto con il neopositivismo filosofico di Carnap che, analizzando la metafisica con l'analisi logica del linguaggio, elimina il concetto dal dibattito filosofico in quanto non verificabile tramite l'esperienza umana.

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