giovedì 22 marzo 2012

NIRVANA

Il Buddhismo sostiene una reincarnazione nelle diverse specie di esistenza. La comparsa nel mondo può essere interrotta, se il Karma è particolarmente cattivo, da pene infernali di lunga durata, mentre d’altra parte le buone azioni sono premiate con la dimora in un mondo divino. Questi cieli hanno una disposizione a piani sovrapposti, e quanto più in alto sono collocati, tanto maggiori sono le perfezioni di coloro che vi dimorano. Tuttavia il piacevole soggiorno nei mondi divini non è per il saggio un fine degno d’essere ottenuto a tutti i costi, poiché anche l’esistenza celeste è destinata ad aver fine, con il ritorno ai dolori della terra. La liberazione finale dalle sofferenze e dalle passioni è garantita solo dal raggiungimento del Nirvana. Il Nirvana (dispersione, estinzione), secondo la dottrina del Hinayana è la liberazione, già realizzabile in questa vita, dai tre peccati capitali: odio, cupidigia ed illusione. Con la morte, il santo raggiunge una condizione in cui tutti i gruppi di fattori esistenziali che formavano la sua personalità, vengono annientati senza possibilità che ne sorgano di nuovi. Il nirvana perciò, dal punto di vista dell'uomo posto nel mondo è il nulla, per cui spesso viene paragonato allo spazio vuoto. In realtà è un nulla relativo, non assoluto, poiché da quelli che lo hanno ottenuto viene sentito come una gioia ineffabile, soprannaturale. Il Maháyána, almeno in alcuni testi e scuole, designa questo nirvana, che è simile "a una lampada che si spegne", come un nirvana inferiore. Il supremo nirvana, quello vero, cui tende il bodhisattva, non è una condizione statica, bensí dinamica, di superiorità sul mondo: in esso il santo, libero dall'ignoranza, dalla passione, dal dolore e dal karma, opera eternamente e in modo costante per il bene di ogni essere vivente. Il buddhismo insegna che è possibile una liberazione di singoli individui, ma non una liberazione universale, poiché il numero degli esseri sulla terra è infinitamente grande. Il singolo però può raggiungere la salvezza solo nel corso di innumerevoli esistenze, liberandosi a poco a poco da tutti gli impulsi e dall'illusione della presenza di un'individualità perdurante e di un mondo formato di sostanze eterne. Il santo maháyána Aryadeva compendia la via della salvezza nelle seguenti parole: "In primo luogo a tutto ciò che è male rinuncia, e poi a credere nell'Io, renditi infine libero da tutto, e allora certo diverrai un saggio".

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