venerdì 29 febbraio 2008

VOGLIO AVRO'


Voglio, avrò
se non qui,
in altro luogo
che ancora non so.
Niente ho perduto.
Tutto sarò.
Fernando Pessoa

giovedì 28 febbraio 2008

DIO E' MORTO


Ma poi mi rendo conto che il problema della Stupidità ha la stessa valenza metafisica del problema del Male, anzi di più: perché si può persino pensare (gnosticamente) che il male si annidi come possibilità rimossa del seno stesso della Divinità; ma la Divinità non può ospitare e concepire la Stupidità, e pertanto la sola presenza degli stupidi nel Cosmo potrebbe testimoniare della Morte di Dio. (U. ECO)

mercoledì 27 febbraio 2008

NICHILISMO


Il nichilismo come stato normale
Il Nichilismo come segno della cresciuta potenza dello spirito, come nichilismo attivo, è un segno di forza. Il Nichilismo come declino e regresso della potenza dello spirito, il nichilismo passivo come segno di debolezza: l’energia dello spirito può essere stanca. Presupposti di quest’ipotesi: che non ci sia una verità; che non ci sia una costituzione assoluta delle cose, una"cosa in sé"; ciò stesso è un nichilismo, è anzi il nichilismo estremo. Esso ripone il valore delle cose proprio nel fatto che a tale valore non corrisponda né abbia corrisposto nessuna realtà, ma solo un sintomo di forza da parte di chi pone il valore, una semplificazione ai fini della vita.

martedì 26 febbraio 2008

LA VITA E' TEATRO


"LO SFORZO DISPERATO CHE COMPIE L'UOMO NEL TENTATIVO DI DARE ALLA VITA UN QUALSIASI SIGNIFICATO E' TEATRO".

lunedì 25 febbraio 2008

LA FILOSOFIA DEL DR. HOUSE

Non ci sono “cose degne o indegne di attenzione filosofica, ma solo buoni o cattivi modi di fare filosofia su tutte le cose”. La filosofia non dovrebbe rinunciare proprio sul terreno dell’interrogazione filosofica, dall’analizzare il personaggio del Dr. Gregory House. Lui infatti è un medico decisamente atipico, uno scienziato della medicina che cura le malattie ma che odia il contatto con i pazienti e con le persone in generale: “questo posto è pieno di malati, se mi sbrigo riesco ad evitarli”, dice in un episodio della serie.Il Dr. House è un uomo che affascina per quel suo essere perennemente in bilico tra il Bene e il Male, lo spirito di sacrificio e il cinismo, il genio e la sregolatezza. Per lui ogni malattia è una sfida, un nuovo e intrigante puzzle da risolvere con acume, spirito di osservazione, abilità analitiche e intelligenza. E la sfida, è capire come House ragioni, come faccia a indovinare la diagnosi e sapere che sia corretta, capire se è buono o cattivo e perché sprigioni quel fascino magnetico. Perché, oltre a mostrarci qualcosa di assolutamente originale, ha anche qualcosa di appassionante da dirci: esprime infatti un’iper-etica provocatoria perché “anarchica” e al di là di ogni regola deontologica. Ubbidendo a postulati del tipo “salva il tuo paziente” o ponendo domande del genere “se tu vuoi vivere o morire”, il dottore delinea un’etica dell’“irresponsabile responsabilità” e dell’azione, quindi del fare sempre di tutto, al di là di ogni morale, perché il paziente non muoia. Dalle diagnosi di House emerge una visione della verità complessa e ricca di saggezza. Senza cedere né a una visione troppo teorica e anti-realista della verità, né a una concezione eccessivamente empirica e pratica, House diviene, inconsapevolmente, paladino di quell’atteggiamento per “tentativi ed errori” che, da Karl Popper a oggi, è al centro delle dispute filosofiche sulla c.d. Logica della scoperta scientifica. Ecco perché il Dr. House è molto di più che un semplice dottore. Ecco il motivo per cui, zoppicando col suo inseparabile bastone, delinea un percorso a zigzag di filosofia della medicina e della conoscenza da far invidia a epistemologi del calibro di Paul Feyerabend.

domenica 24 febbraio 2008

A MON PEGASE

F.T.MARINETTI, 1908
Veemente dio d'una razza d'acciaio,
Automobile ebbra di spazio,
che scalpiti e fremi d'angoscia
rodendo il morso con striduli denti...
Formidabile mostro giapponese,
dagli occhi di fucina,
nutrito di fiammae d'oli minerali,
avido d'orizzonti,
di prede siderali...
Io scateno il tuo cuore che tonfa diabolicamente,
scateno i tuoi giganteschi pneumatici,
per la danza che tu sai danzare
via per le bianche strade di tutto il mondo!...
Allento finalmente le tue metalliche redini,
e tu con voluttà ti slanci
nell'Infinito liberatore!
All'abbaiare della tua grande voce
ecco il sol che tramonta inseguirti veloce
accelerando il suo sanguinolento
palpito, all'orizzonte...
Guarda, come galoppa, in fondo ai boschi, laggiù...

sabato 23 febbraio 2008

IL PENDOLO DI FOUCAULT

Fu allora che vidi il Pendolo.
La sfera, mobile all'estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà.
Io sapevo – ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell'incanto di quel placido respiro – che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel numero π che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili – così che il tempo di quel vagare della sfera dall'uno all'altro polo era effetto di un'arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l'unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di π, il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio. (U.Eco. Il pendolo DI Foucault)

venerdì 22 febbraio 2008

ARCIERI NEL TEMPO

Il medioevo è il periodo di apogeo dell'arciere, prima che le armi da fuoco rendessero tutti gli uomini di egual valore.
Un periodo in cui scienza, magia e religione non erano così ben separate come oggi, in cui l'alchimista era spesso visto più come uno stregone che non come un uomo di scienza e in cui non ci si sarebbe mai azzardati a partire per un'impresa rischiosa senza la fondamentale protezione del sacerdote o del druido.
In tale periodo l'arco non era uno strumento di divertimento e di esposizione, ma un attrezzo che permetteva la sopravvivenza in pace come in guerra.
Il continuo perfezionamento della tecnica di tiro non era finalizzata a vincere una gara ma a costruire un uomo migliore.

giovedì 21 febbraio 2008

SCIENZA DEL TEMPO

L’abitudine consolidata e non consapevole di considerare il TEMPO un mero trascorrere di minuti, ore, giorni ed anni ci ha svelato la sua origine, ragione d’essere ed essenza.Sono stati gli scienziati a ideare comuni e infinitesimali “metrum” con i quali ancora oggi misuriamo il nostro essere, la nostra esistenza stessa con un artificiale, dissonante e sconclusionato ordine chiamato calendario : arbitrari mesi scandiscono in un cacofonico ritmo la nostra fisica sopravvivenza.
Il TEMPO, funzione della mente è una vibrazione, una frequenza; noi non controlliamo la mente, ma siamo da essa pensati ed ivi immersi ed il vero scopo del tempo è quello di informare la massa biologica, cioè la vita, l’uomo nei suoi diversi livelli di coscienza.La mente è la vera porta del TEMPO e le nostre qualità sensoriali trasmettono alla mente l’informazione di come lo spazio può manifestarsi: piu’ semplicemente, il TEMPO è il modo in cui manipoliamo il nostro apparire.
Il tempo è una vibrazione, una frequenza, ed il suono è il primo costruttore di forme, seguendo un qualsiasi calendario si è catapultati immediatamente nella realtà tridimensionale, ogni calendario è un’astuta forma di controllo della frequenza TEMPO.
Il TEMPO ha un proprio codice matematico e la vera frequenza del tempo, ordinata anche nel nostro computer biologico, il corpo umano.
Particolare importanza assumono i cicli di Venere: la tradizione alchemica assegna a questo pianeta la “responsabilità creativa” della terza dimensione, la nostra appunto.Lo Tzolkin come matrice di memoria galattica, modulo armonico che si muove come un’onda sinusoidale, l’onda piu’ perfetta che esista, lo Tzolkin, griglia che racchiude in sé tutte le permutazioni dell’essere, la sezione aurea ed il sistema numerico Ingegneri e costruttori del TEMPO

mercoledì 20 febbraio 2008

MACCHINA DEL TEMPO

Il principio fisico che sovrintenderebbe al funzionamento di questa macchina sembrerebbe riassumersi nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascerebbe dietro di sé, nel tempo, una traccia costituita da una non ben identificata forma di energia. Tali tracce, in forma di energia visiva e sonora, non subirebbero col tempo una cancellazione definitiva, bensì una semplice attenuazione, rimanendo "impresse" nell'ambiente nel quale si manifestarono, confinate in una non meglio specificata "sfera astrale", dalle quali sarebbe possibile in ogni tempo recuperarle.Un tale principio, oscuro ai più, sarebbe invece per l'autore, null'altro che un'asserzione pacificamente condivisa.: «L'intera elaborazione si basa su un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si trasformano e restano eterne e onnipotenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse stesse energia.»
Un eterno ritorno
Il suo principio di funzionamento sarebbe in buona sostanza un'applicazione delle tesi di Albert Einstein e agirebbe nel modo seguente: dando per acclarato che la velocità della luce sia la costante finita di cui ci parlano le sole aveva (circa) 8 minuti prima, dato che la sua distanza media dalla terra è di 150 milioni di km. Il cronovisore permetterebbe di vedere il passato, perché, adoperando tecniche non meglio specificate, ma, a dire dell'autore, derivate da applicazioni di metodiche usuali, si connetterebbe con la posizione che aveva la terra nel momento in cui si svolgeva l'evento passato. In ciò consisterebbe la "sintonizzazione" del cronovisore sulla scia relitta di energia lasciata dall'evento. Una sintonia che lo strumento, a dire del sedicente artefice, sarebbe in grado di raggiungere, assicurando la visione (e l'ascolto) di qualsiasi fatto avvenuto in epoche passate.

lunedì 18 febbraio 2008

YGGDRASILL L'ALBERO COSMICO

Yggdrasill , nella mitologia norrena è l'albero cosmico, l'albero del mondo.
Identificabile con un frassino, o con un tasso (entrambi sacri presso i popoli del Nord Europa), il suo nome significa con ogni probabilità "cavallo di Yggr", dove "cavallo" è metafora per "forca", "patibolo", mentre Yggr è uno dei tanti nomi di Odino.
Il riferimento è al mito secondo cui Odino,alla ricerca della sapienza superiore, rimase appeso per nove giorni e nove notti all'albero cosmico, sacrificando così "se stesso a se stesso".
Il frassino Yggdrasill sorregge con i suoi rami i nove mondi, nati dal sacrificio di Ymir. Questi mondi sono: Ásaheimr, mondo degli Æsir, Álfheimr, mondo degli elfi, Miðgarðr, mondo degli uomini, Jötunheimr, mondo dei giganti, Vanaheimr, mondo dei Vanir, Niflheimr, mondo del gelo (o della nebbia secondo altre versioni), Múspellsheimr, mondo del fuoco, Svartálfaheimr, mondo degli elfi oscuri e dei nani ed Hel, mondo dei morti. Questi nove mondi costituiscono l'intero universo.
Immenso, Yggdrasill sprofonda sin nel regno infero, mentre i suoi rami sostengono l'intera volta celeste. Poggia su tre radici, una per gli dei (secondo altre fonti: per gli uomini), un'altra per i giganti, un'altra che raggiunge il Niflheimr. Da quest'ultima nasce la fonte detta Hvergelmir, da cui si dipartono tutti i fiumi del mondo. Oltre a questa, ai piedi di Yggdrasill vi sono altre due fonti. Innanzi tutto la fonte di Mímir, che cela la sapienza. Per potervi bere, Odino dovette cedere uno dei suoi occhî, che da allora è conservato nella fonte stessa. Quindi la fonte di Urðr, da dove le tre norne attingono argilla fresca con cui cospargono il tronco di Yggdrasill, per impedire che si secchi e muoia.
L'albero è attorniato da diversi animali, che lo proteggono, che ne traggono vita, o che lo minacciano. Sulla sommità sta un'aquila, e tra i suoi occhi un falco. Quattro cervi balzano tra i rami, mangiandone le foglie: Dáinn, Dvalinn, Duneyrr, Duraþrór. Le radici di Yggdrasill sono tormentate da diverse serpi, e tra questi vi è Níðhöggr, che costantemente si scambia male parole con l'aquila che sta sul vertice dell'albero. Emissario tra i due animali è un velocissimo scoiattolo, di nome Ratatoskr.
Sulla cima di Yggdrasill sta altresì Víðópnir, gallo dorato il cui canto annuncerà il Ragnarök, la fine del mondo.

domenica 17 febbraio 2008

RIFLESSIONE

E l'idea della baracca, dopo tutto, non è di Ira. Ha una storia. Era di Rousseau. Era di Thoreau. Il palliativo della capanna primitiva. Il posto dove sei ridotto all'essenziale, dove torni - anche se non è da lì che vieni - a decontaminarti e a dispensarti dall'impegno di lottare. Il posto dove ti togli - come un insetto durante la muta - le divise che hai indossato e i costumi che ti sei messo sulle spalle, dove ti spogli delle tue umiliazioni e del tuo risentimento, delle concessioni che fai al mondo e della sfida che gli lanci, della tua manipolazione del mondo e dei suoi maltrattamenti. L'uomo che invecchia se ne va nei boschi: il pensiero filosofico orientale abbonda di questo motivo, il pensiero taoista, il pensiero indù, il pensiero cinese. L'"abitante della foresta", ultima tappa sulla strada della vita. Pensate a quei dipinti cinesi del vecchio ai piedi della montagna, che rinuncia al tumulto dell'autobiografico. Era entrato vigorosamente in competizione con la vita; ora, calmatosi, indossata una faccia austera, entra in competizione con la morte, l'ultimo ineluttabile impegno che gli resta.

venerdì 15 febbraio 2008

ILLUSIONI

L’illusione è prodotto primario della fantasia, una forma della conoscenza, che così palesa chiaramente il suo essere al servizio della volontà. La conoscenza razionale sembra essere un’evoluzione, un raffinamento della fantasia operato per meglio volere.
La vita è mantenuta in movimento solo dal bisogno e dall’illusione.
«Noi ci illudiamo continuamente che l’oggetto voluto possa porre fine alla nostra volontà».
L’illusione è strumento intrinseco della volontà sofisticata con cui essa è in grado di rinnovarsi all’infinito.
La volontà elegge un oggetto a proprio fine e se ne fa motivare sperando che la soddisfi. Gli oggetti sperati impegnano la volontà a concentrarsi solo su di essi, ed essa si fissa in modo maniacale. L’uomo arriva a credere che tutta la felicità dipenda dall’avere un dato oggetto.
Per essere, perfetto e infinito, si intende infatti ciò che non abbisogna di nulla, non è né passato, né futuro. Non è passato perché non gli manca nulla di ciò che è stato, ma nemmeno futuro perché ha già tutto e non avrà mai nulla di maggiore e diverso.

giovedì 14 febbraio 2008

BUON ANTI SAN VALENTINO

Buon Anti San Valentino
Tutto questo fermento non lo capisco bene.. sarà l’età!
Con questa storia di San Valentino mi hanno fracassato le scatole..
Sembra che la coppia non sia destinata a sopravvivere
se i due non si scambiano stupidi, inutili e scontati regali!!
Ma la festa è degli innamorati?? O dei produttori di cioccolatini, dei fiorai e dei ristoratori??
E poi perché gli innamorati dovrebbero festeggiare in un giorno prestabilito..
non dovrebbe essere già una festa ogni giorno solo per il fatto di essere innamorati??
MA STUPITE E FATEVI STUPIRE!!
Tutti i giorni…non solo una volta all’anno!!
E poi che senso ha fare un regalo se si è costretti..
A questo punto non è spontanea dichiarazione d’affetto ma una tassa da pagare!!

mercoledì 13 febbraio 2008

CANTO DI GUERRA SIOUX

Ascoltate la mia voce, Uccelli della guerra! Preparo una festa per il vostro nutrimento; vi vedo attraversare le linee nemiche; come voi andrò. Voglio la rapidità delle vostre ali; voglio la vendetta dei vostri artigli; raccolgo i miei amici; seguo il vostro volo. Oilà, giovani combattenti,portate la vostra rabbia sul luogo della lotta.
Dal Sud essi vennero, Uccelli della guerra! Udite! Il loro grido passa. Voglio il corpo del più fiero, veloce, crudele, forte. Getto il mio corpo nella fortuna della lotta. Felice sarò di morire in quel luogo, in quel luogo dove si combatté oltre la linea del nemico.
Ho sanguinato qui nel petto! Guarda, guarda! Sono i segni della lotta! Le montagne tremano al mio urlo! Io lotto per la vita.

martedì 12 febbraio 2008

LOGOS


«Tanto l'universo nella sua totalità quanto ognuno dei singoli oggetti - anche i più piccoli e in apparenza compatti e stabili - contiene in sé una molteplicità di elementi lottanti fra loro. Nella lotta è la vita dell'essere.
È questa forza che, attraverso il contrasto, unifica il molteplice, il principio di questa universale e perenne mobilità, è la Sapienza Unica immanente al mondo, che la fantasia degli antichi raffigurò in Zeus; è il Pensiero (Logos) che tutto governa e tutto penetra.»

domenica 10 febbraio 2008

VELO DI MAYA


Il fenomeno è illusione, sogno e parvenza, è quello che nella filosofia indiana viene chiamato “Velo di Maya” ossia l’illusione che vela la realtà delle cose nella loro essenza autentica.
“E’ Maya, il velo ingannatore, che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista; perché ella rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente.”

sabato 9 febbraio 2008

ADDIO


ADDIO, sancisce un "per sempre"; una frattura netta, una porta che sbatte alle spalle senza possibilità alcuna..... Chi approda ad uno scoglio si lega alla speranza e non concepisce la mancanza di un domani...

DIMENSIONI DELL'ANIMA


Il tempo non esiste,
è solo una dimensione dell'anima.
Il passato non esiste in quanto non è più.
Il futuro non esiste
in quanto deve ancora essere
e il presente è solo un istante,
inesistente,
di separazione tra passato e futuro!

venerdì 8 febbraio 2008

LA VIA DEL SAMURAI


Di certo esiste solo il particolare scopo del momento presente. Tutta la vita è fatta di attimi che si susseguono. Una volta compresa questa regola fondamentale, il samurai non deve più manifestare impazienza né porsi altri scopi. L'esistenza scorre semplicemente.
Tuttavia le persone tendono a dimenticare tale precetto, pensando che esista sempre qualcosa di più importante. Pochi capiscono il valore di questo principio. Non si può imparare a conformarsi alle proprie decisioni senza perdere la Via, se non dopo una certa età ma, una volta raggiunta l'illuminazione, anche se non se ne ha chiaramente la coscienza, la determinazione è sempre presente. Se ci fissiamo in questo stato di attenzione continua, raramente ci sentiamo confusi, poiché così restiamo fedeli ai nostri principi.

giovedì 7 febbraio 2008

L'UOVO FILOSOFICO


Visita le viscere della terra, calati in te stesso per conoscere ed approfondire la vera natura umana, rinchiusi nel segreto laboratorio della nostra anima, nel nostro "Uovo Filosofico" ermeticamente chiuso, rettificando, distillando, separando il sottile dallo spesso, per trovare la Pietra nascosta che racchiude la vera medicina. (Ermete Trismegisto)

mercoledì 6 febbraio 2008

LA LEGGE DELL'ORA


"Mi pende da oggi a un cordicino di crine,

Intorno al collo l'orologio delle ore;

Cessa da oggi il corso delle stelle,

Sole, canto del gallo e ombra,

E tutto quanto m'annunziava il tempo

Oggi è muto e sordo e cieco:

Silente mi diventa ogni natura

Al tic tac della legge e dell'ora."
(da La gaia scienza)

martedì 5 febbraio 2008

FLESSIBILITA' DEL TEMPO


L'"orologio molle", inventato da Salvador Dalì, non indica lo scorrere del tempo, inteso come successione di istanti meccanicamente determinati, ma rappresenta la flessibilità del tempo, così come essa viene percepita dalla mente umana. La dilatazione o la contrazione del senso del tempo dipende dal singolo individuo, dal suo stato d'animo, dalle circostanze. All'inizio del secolo XX Einstein, demolì il concetto newtoniano di "tempo assoluto, vero, matematico", affermava che il tempo non era qualcosa di uguale per tutti, assoluto e imperturbabile, ma dipendeva dallo stato di moto dell'osservatore.

lunedì 4 febbraio 2008

MANIFESTO DEL FUTURISMO


MANIFESTO DEL FUTURISMO

Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità.
Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo...un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia.
Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli elementi primordiali.
Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo.
Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell'impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell'assoluto, poiché abbiamo già creata l'eterna velocità onnipresente.
Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d'ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l'orizzonte, e le locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d'acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. È dall'Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. Già per troppo tempo l'Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

domenica 3 febbraio 2008

I sette principi del Bushidō


I sette principi del Bushidō

義, Gi: Onestà e Giustizia
Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.

勇, Yu: Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.

仁, Jin: Compassione
L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.

礼, Rei: Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.

誠, Makoto o 信, Shin: Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.

名誉, Meiyo: Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.

忠義, Chugi: Dovere e Lealtà
Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.

sabato 2 febbraio 2008

riflessione sul tempo


«Naturalmente, cosa sia il tempo, lo sappiamo tutti: è la cosa più notoria di questo mondo». Ma non appena tentiamo di rendere esplicito quel che sappiamo del tempo, le nostre idee si presentano oscure, piene di difficoltà. Come nel caso dello spazio, noi pensiamo al tempo come qualcosa di obiettivo, ma mentre per lo spazio possiamo anche avere un immagine abbastanza definita, non così accade per il tempo. Lo spazio, possiamo dire - lo spazio obiettivo non è altro che ciò che comprende in sè ogni cosa estesa, il luogo di tutti i luoghi. Ma in che modo può essere resa esplicita l’idea che noi abbiamo del tempo? E ancora, l’idea dell’obiettività del tempo?

Così parlò Zarathustra


Vedete, io vi insegno il superuomo! Il superuomo è il senso della terra. La vostra volontà vi dica: sia il superuomo il senso della terra! Vi scongiuro, fratelli rimanete fedeli alla terra e non credete a quelli che vi parlano di speranze ultraterrene! Essi sono degli avvelenatori, che lo sappiano o no. Sono spregiatori della vita, moribondi ed essi stessi avvelenati, dei quali la terra è stanca: se ne vadano pure! Una volta il sacrilegio contro Dio era il sacrilegio più grande, ma Dio è morto, e sono morti con Dio anche quei sacrileghi. Commettere sacrilegio contro la terra è ora la cosa più spaventosa, e fare delle viscere dell'imperscrutabile maggior conto che del senso della terra!

venerdì 1 febbraio 2008

INTERNET: QUANDO IN AMORE SCOMPARE LO SGUARDO


In un click possiamo abbracciare il mondo ma forse non ne abbiamo davvero una visione reale. Dov’è finita la relazione interpersonale che fonda i rapporti umani sugli sguardi, da sempre lampi che illuminano rapporti e sentimenti? La domanda che si pongono tutti, in particolare sociologi e psicologi è sulla scomparsa dello sguardo nelle “relazioni amorose” delle coppie che si incontrano su Internet. Bisogna guardare ad altri strumenti, ad altre fonti riguardanti il senso dello sguardo e il modo di percepire il senso del “guardarsi” nelle società virtuali? Se lo è chiesto anche il sociologo francese Pascal Lardellier nel suo libro “Cuore web”, dove ha affrontato il tema della scomparsa dello sguardo nelle relazioni amorose delle coppie che si incontrano su Internet. E’ da dubitare che ci sia un vero incontro quando si comunica a distanza, perché tra un filmato con la webcam, una foto e qualche confidenza si finisce per raccogliere una visione frammentata dell'altro, viene a crearsi una sorta di puzzle che ciascuno crea e modifica secondo i propri desideri. Siamo ben lontani dallo sguardo “complessivo e avvolgente” dell'amore. Tra sms, email e videochiamate comunichiamo a distanza in quella che alcuni studiosi francesi hanno descritto, col termine di Michel Foucault, come la “societa' panoptica”, quella della trasparenza totale, percorsa cioè da forme di controllo invisibili che attuano una penetrazione capillare e impercettibile nella vita degli individui rendendoli in realtà non più liberi. Lo sguardo virtuale non è sguardo reale, ma un surrogato del desiderio di amare attraverso l’illusione delle emozioni che scaturiscono da un' immaginaria, segreta, personale ombra che riempiamo con i “nostri” pensieri e dipingiamo con i “nostri” colori. Come diceva Oscar Wilde: “La vita è quella che si racconta, non quella che si ha”.
Writing and published by
sandroitaly@supereva.it

LENTAMENTE MUORE

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi e' infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.