lunedì 25 febbraio 2008

LA FILOSOFIA DEL DR. HOUSE

Non ci sono “cose degne o indegne di attenzione filosofica, ma solo buoni o cattivi modi di fare filosofia su tutte le cose”. La filosofia non dovrebbe rinunciare proprio sul terreno dell’interrogazione filosofica, dall’analizzare il personaggio del Dr. Gregory House. Lui infatti è un medico decisamente atipico, uno scienziato della medicina che cura le malattie ma che odia il contatto con i pazienti e con le persone in generale: “questo posto è pieno di malati, se mi sbrigo riesco ad evitarli”, dice in un episodio della serie.Il Dr. House è un uomo che affascina per quel suo essere perennemente in bilico tra il Bene e il Male, lo spirito di sacrificio e il cinismo, il genio e la sregolatezza. Per lui ogni malattia è una sfida, un nuovo e intrigante puzzle da risolvere con acume, spirito di osservazione, abilità analitiche e intelligenza. E la sfida, è capire come House ragioni, come faccia a indovinare la diagnosi e sapere che sia corretta, capire se è buono o cattivo e perché sprigioni quel fascino magnetico. Perché, oltre a mostrarci qualcosa di assolutamente originale, ha anche qualcosa di appassionante da dirci: esprime infatti un’iper-etica provocatoria perché “anarchica” e al di là di ogni regola deontologica. Ubbidendo a postulati del tipo “salva il tuo paziente” o ponendo domande del genere “se tu vuoi vivere o morire”, il dottore delinea un’etica dell’“irresponsabile responsabilità” e dell’azione, quindi del fare sempre di tutto, al di là di ogni morale, perché il paziente non muoia. Dalle diagnosi di House emerge una visione della verità complessa e ricca di saggezza. Senza cedere né a una visione troppo teorica e anti-realista della verità, né a una concezione eccessivamente empirica e pratica, House diviene, inconsapevolmente, paladino di quell’atteggiamento per “tentativi ed errori” che, da Karl Popper a oggi, è al centro delle dispute filosofiche sulla c.d. Logica della scoperta scientifica. Ecco perché il Dr. House è molto di più che un semplice dottore. Ecco il motivo per cui, zoppicando col suo inseparabile bastone, delinea un percorso a zigzag di filosofia della medicina e della conoscenza da far invidia a epistemologi del calibro di Paul Feyerabend.

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