martedì 20 agosto 2013

EMILE CIORAN

Filosofo e saggista, maestro indiscusso dell'aforisma a cui ha affidato tutti i suoi pensieri (componendo un'opera tanto frammentaria quanto affascinante), questo solitario rumeno è nato l'8 aprile 1911 a Rasinari (Sibiu) in Transilvania.Figlio di un prete ortodosso e della presidentessa dell'associazione locale delle donne ortodosse, si laurea all'Università di Bucarest con una tesi su Bergson. Inizia ad insegnare presso i licei di Brasov e Sibiu: esperienza che ricorderà come catastrofica. Il suo primo libro, che segna l'esordio letterario del suo tormento interiore, è «Al culmine della disperazione» composto nel lontano 1934. Seguono «Il libro delle lusinghe« nel 1936 e «La trasfigurazione della Romania» nel 1937.Nello stesso anno vince una borsa di studio grazie alla quale si reca a Parigi («la sola città del mondo dove si poteva essere poveri senza vergogna senza complicazioni, senza drammi... la città ideale per essere un fallito») da dove non tornerà più in patria.Prima di partire per la Francia pubblica a proprie spese «Lacrime e santi». Nel 1940 esce il suo ultimo libro in romeno «Il tramonto dei pensieri»: da questo momento in poi scriverà solo in lingua francese («lingua adatta per il laconismo, la definizione, la formula...»).Del 1949 è «Sommario di decomposizione» in cui il vitalismo e la ribellione che affioravano negli scritti precedenti lasciano il posto all'annullamento totale allo scetticismo e all'impossibilità assoluta di credere e sperare.Nel 1952 esce «Sillogismi dell'amarezza» raccolta di aforismi corrosivi, mentre del 1956 è uno dei suoi successi più duraturi, successo forse agevolato dal suggestivo titolo, «La tentazione di esistere».Nel 1960 elabora invece «Storia e utopia» in cui si sottolinea come da qualsiasi sogno utopico basato su una presunta età dell'oro, sia essa passata o futura, si scatenino sempre forze liberticide.Del 1964 è «La caduta nel tempo» le cui ultime sette pagine - dichiarerà in una intervista - «sono la cosa più seria che abbia scritto.»In «Il funesto demiurgo», del 1969, approfondisce e chiarisce il suo legame con la tradizione del pensiero gnostico mentre ne «L'inconveniente di essere nati» (scritto nel 1973), fra i libri che ha sempre dichiarato di amare di più, la sua arte del frammento filosofico capace di squarciare il velo delle cose e delle emozioni raggiunge una delle sue vette più alte.La sapienza esistenziale di Cioran si fa d'altronde sempre più scavo analitico e disperante sguardo sul mondo, approdando ad un nichilismo che non conosce confini e che oltrepassa lo stesso orizzonte filosofico per farsi rifiuto concreto della realtà e dell'esistenza. Lo comprova il successivo «Squartamento» (1979), in cui però si intravedono i suoi legami con il pensiero gnostico e orientale, visto come unico approccio davvero autentico alla realtà.Del 1986 è «Esercizi di ammirazione», raccolta di ritratti di personalità della cultura internazionale (da Ceronetti a Eliade a Borges) ma contenente soprattutto un ampio saggio su Joseph de Maistre.Nel 1987 pubblica «Confessioni e anatemi», «... libro-testamento, che testimonia a un tempo di una rottura totale e di una certa serenità fondata sul nulla.»Emil Cioran è morto a Parigi il 20 giugno 1995.

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