Per secoli si è creduto che la vicenda della Torre non fosse altro che una storia per dimostrare l’arroganza degli uomini, un esempio da non seguire, fino a quando Koldeway nel 1899, iniziò gli scavi nella zona del Kasr. La torre di Babele quindi, non era altro che lo ziggurat di Babilonia. Secondo la Bibbia, Babilonia fu fondata da un certo Nimrod. Dopo poco tempo, egli divenne arrogante e si mise ad adorare idoli di legno e di pietra, e si convinse di sfidare per vendicare i suoi avi uccisi dal diluvio. Decise che avrebbe costruito una torre altissima, che sarebbe stata usata dal suo esercito per combattere contro Dio. Sul lato orientale e sul lato occidentale della torre, c’erano sette scale che agevolavano il lavoro. Prima ancora che la torre fosse finita, Nimrod ordinò al suo esercito di scagliare delle frecce contro il cielo. Dio allora disse ai settanta angeli: "Scendiamo tra loro e confondiamo il loro linguaggio, in modo che invece di una sola lingua ne parlino settanta". Fatto ciò, gli operai smisero di capirsi e la costruzione della torre rallentò fino a fermarsi ed in seguito venne distrutta da un terremoto e da un incendio. Le stirpi degli uomini che avevano partecipato alla costruzione della torre vennero disperse sulla Terra. Alcuni studiosi hanno contestato l’ipotesi che la città di Nimrod fosse Babilonia a causa del seguente errore linguistico: il termine babilonese ba-bili, significava “porta di Dio”, mentre il termine ebraico balal voleva dire confusione. Quando Koldewey scavò alla ricerca della torre, trovo solamente le sue fondamenta. Era possibile quindi che una volta crollata (come quella della Bibbia) fosse stata ricostruita, e questo è confermato anche da numerose iscrizioni. La torre si elevava in enormi gradini ed Erodoto ci dice che: “Nel centro del sacro edificio è costruita una torre massiccia, sopra questa torre ve ne è un’altra sovrapposta, e un’altra ancora sopra la seconda, e così fino a otto torri (gradini)”. Le terrazze a gradini erano ricoperte di piastrelle a colori brillanti ed ognuna di un colore diverso. Lo ziggurat era chiamato Etementaki, “la pietra angolare del cielo e della terra” e sorgeva all’interno di un recinto chiamato “Sachn”. I suoi lati erano orientati secondo i punti cardinali. Le fondamenta della costruzione erano larghe e alte e lo dimostra il tempio di Marduk, la divinità protettrice di Babilonia. Tutte le città babilonesi avevano il proprio ziggurat, che ogni qual volta cadeva, veniva ricostruito. Lo ziggurat serviva a tutta la comunità che venerava il dio Marduk e sulla cima della torre di Babilonia, c’era infatti un tempio dedicato a Marduk, al cui interno non si trovavano né statue né ori ma solo un divano; questo edificio sacro era inaccessibile al popolo: c’era solamente una donna prescelta che notte dopo notte aspettava di soddisfare i piaceri del dio. Dopo la morte di Nebukadnezar, Ciro il persiano nel 539 a.C. si impadronì della città, ma non distrusse né la torre, né gli altri edifici sacri. Dopo di lui, Serse non lasciò che macerie, le stesse che Koldewey e la sua squadra dovettero sgomberare per riportare alla luce l’antica città: E sembrano adatte le parole del profeta Geremia: "E ci abiteranno gli animali del deserto e i cani selvatici, e non sarà mai più abitata, e nessuno vi abiterà per tutti i tempi che verranno". Ancora oggi molte zone del tempio Esagila e della città stessa che ospitava Etemenanki rimangono ancora nell'oscurità.
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