giovedì 26 giugno 2008

SCINTOISMO


Solo nel VI secolo della nostra era, all'epoca nella quale il Giappone entra nella storia e si inizia alla scrittura grazie alla Cina, l'antica religione, originaria del Giappone, ricevette la denominazione cino-giapponese di Shin-to, che in giapponese puro si diceva Kami no michi (strada degli dei), per distinguersi dal buddismo che si chiamava Butsu-do (strada di Budda). Lo Shinto, che non riconosce un Dio supremo, è un culto politeistico della natura e degli antenati. Già all'origine della religione giapponese, s'incontrano un gran numero di divinità della natura a cui si aggiungono, in epoca più tarda, le divinità terrestri, locali e familiari. Si parla di un numero di divinità che va da 80 a 800 mila; da ciò deriva la definizione del Giappone Shinkoku che vuol dire «paese degli dei». Le divinità si definiscono col nome di Kami che significa «il superiore, il più alto», tradotto in cinese con il simbolo «shên» (essere spirituale, divino, soprannaturale). Anche i defunti della famiglia, ed in particolare gli antenati, sono considerati esseri superiori, pure se un gradino al di sotto degli antichi dei e degli antenati imperiali. Il giapponese, nella vita quotidiana, si sente assistito dai suoi antenati, che proteggono e benedicono la sua casa e l'arricchiscono di figli. I testi sacri dello scintoismo, raccolti e trascritti solo in epoca buddista, sono tre raccolte mitologiche riunite sotto il titolo di Sam-bu-han-sho (i tre libri principali): il KU-JI-KI (storia degli avvenimenti antichissimi fino al 620 a.C.), il KO-JI-KI (storia dell'antichità che va fino al 712 a.C.) e il NIHON-GI (annali giapponesi fino al 720 d.C.).

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