Il
termine metafisica deriva dal greco metà physikà e identifica tutte quelle cose
che sono oltre (metà) la comune sensibilità fisica e oltre la natura (physis).
Si può descrivere il concetto del problema metafisico con il problema della
definizione dell’essere sia sul piano sensibile che soprasensibile. La parola è
stata coniata nel primo secolo d.C. da Andronico da Rodi nel corso dei suoi
studi sulle opere di Aristotele. Inizialmente il termine nasce in ambito
aristotelico ed è utilizzato prettamente nello studio delle opere del filosofo
greco. Col passare dei secoli la "metafisica" assume un'accezione più
generale e si slega dalla sua origine, per identificare l'oggetto di studio. La
metafisica ha avuto tre diverse accezioni nella storia della filosofia. Nella
teologia razionale la metafisica è la totalità dell'esistente e l'assoluto
(Dio). Nell'ontologia la metafisica è lo studio dei caratteri fondamentali
dell'essere e del senso delle cose. Nella gnoseologia la metafisica è lo studio
dei limiti della conoscenza umana.
Metafisica nella
filosofia antica. Nella filosofia antica e in quella medievale la metafisica è
soprattutto definita come ontologia e gnoseologia. I primi filosofi
presocratici sono prevalentemente dei fisici che considerano la realtà visibile
o invisibile (reale o ideale) come parte della natura. Per i presocratici
esiste soltanto una realtà fisica. E' soltanto con Platone che si inizia a
separare il mondo fisico da quello metafisico. Per Platone esiste un mondo
reale caratterizzato dalla corruttibilità delle cose ed un mondo ideale (mondo
delle idee) dove l’essere è puro. Questa bipartizione della realtà viene
successivamente ripresa da Aristotele che pone le basi della concezione
medievale della metafisica quale ideale puro e incorruttibile vicino
all'assoluto (Dio) superiore ad ogni altra realtà esistente o studio. Nel
medioevo la metafisica diventa teologia razionale.
Metafisica nella
filosofia moderna. Nella filosofia moderna la metafisica è collocata ad un
livello non raggiungibile dall'uomo a causa dell'incapacità di quest'ultimo di
oltrepassare il mondo dei fenomeni reali. L’essere reale non è conoscibile in
quanto va oltre la sfera della conoscenza soggettiva dell'uomo. E' soprattutto
con il pensiero del filosofo Kant che la metafisica inizia a svolgere la
funzione di gnoseologia per ricercare quei concetti puri che sono comuni nella
conoscenza umana indipendentemente dall'esperienza, dalla realtà osservata e
dalle discipline di studio.
Metafisica
nella filosofia contemporanea. Nel Novecento assume una certa valenza il lavoro
di Heidegger che rifiuta ogni dottrina naturalistica per oltrepassare il
concetto di metafisica a favore del concetto di pensiero meditativo. In epoca
contemporanea il dibattito sulla metafisica è soprattutto epistemologico,
ovvero non si discute più sul cosa sia l'essere bensì sul come si debba dire
l'essere. Il ruolo della metafisica nel dibattito filosofico viene, infine,
svuotato del tutto con il neopositivismo filosofico di Carnap che, analizzando
la metafisica con l'analisi logica del linguaggio, elimina il concetto dal
dibattito filosofico in quanto non verificabile tramite l'esperienza umana.
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