Le notizie che abbiamo sui
druidi differiscono a seconda degli autori e delle epoche, ma più che
contraddirsi esse si completano. I druidi erano essenzialmente dei sacerdoti
che presiedevano alle cerimonie del culto e soprattutto celebravano i
sacrifici. Scandivano il tempo secondo atavici rituali. Tutta la concezione del
tempo, per i Celti, era regolata sulle fasi della luna, patrona della fecondità
della terra e delle donne, basata su quattro grandi eventi stagionali. Tutte le
conoscenze e i segreti erano appannaggio dei druidi. E' possibile che
all'inizio, essi formassero un'unica classe ma poi la loro organizzazione si
sviluppò, divenne più complessa e perciò si articolò in classi diverse. Una di
queste riuniva in Gallia i Vates, specializzati in sociologia, in storia e in
scienze naturali, per finire, vi furono ai margini della collettività druidica,
i Bardes, sorta di poeti-cantastorie ufficiali della società celtica e nello
stesso tempo, cronisti. Infatti, in un'epoca in cui non esistevano i giornali,
gli avvenimenti erano divulgati da interminabili cantilene che il popolo
ascoltava con passione. Nella gerarchia irlandese, invece, a fianco dei druidi,
compaiono i Filid, che svolgevano in qualche modo le funzioni scientifiche e
poetiche ed erano quanto a dignità uguali ai druidi, nonché disposti secondo
una rigida gerarchia. Non a caso la parola 'druido' significa 'molto saggio'.
Gli antichi avevano sentito parlare di loro fin dal IV sec. a.C. e avevano un
profondo rispetto per le loro conoscenze e la loro effettiva saggezza. Tuttavia,
non si ha alcun testo che riassuma l'insegnamento dei druidi, ma sappiamo che,
senza essere esoterico o segreto, esso era riservato agli allievi delle loro
scuole, specie relative a seminari agresti, lontani dall'agitazione del mondo e
frequentati soprattutto dai figli dell'aristocrazia. Com'è ben noto, la quercia
per i druidi era particolarmente sacra, poiché vi si raccoglieva il vischio. I
boschi, più ancora dei laghi e dei fiumi, erano luoghi di presenza divina. Il
bosco era a tal punto parte integrante della cultura dei Celti che per loro non
era possibile dissociarlo dagli sforzi per abbattere il nemico. Per i Romani
abbattere i santuari forestali dei Celti era importante quanto sconfiggerne le
truppe sul campo di battaglia. La visione della vita che i Celti acquisivano
per mezzo dell'insegnamento druidico, l'assenza di paura per la morte e
dell'aldilà, non si spiegherebbero senza una credenza radicata nell'immortalità
dell'anima e nella possibilità per l'uomo di conoscere le forme di esistenza
più diverse. Infatti il loro amore per la vita in tutte le sue manifestazioni,
la loro apertura verso tutte le esperienze, rivela in loro il senso dell'unità
del cosmo, più di duemila anni prima che la scienza moderna, con tutte le sue tecniche,
avesse solo cominciato a supporla. I druidi rappresentavano il cardine
dell'unità dell'impero spirituale celtico, i promulgatori dell'armonia e della
sapienza, i signori degli elementi (acqua, fuoco, vento, terra). Fu proprio per
questo che i conquistatori romani arrivarono a sopprimerne la casta e proibire
le loro riunioni e il culto, per colpire al cuore la società celtica.
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