Nato
a Vienna da una famiglia alto borghese di religione ebraica, Ludwig
Wittgenstein (1889-1951) si trovò immerso sin dall'infanzia in un clima
intellettuale molto vivace ed inquieto. Nel primo quindicennio del Novecento
Vienna era uno degli epicentri della cultura europea d'avanguardia: Freud vi
aveva aperto il proprio gabinetto medico, e di lì andava organizzando il
movimento psicoanalitico. In ambito filosofico-scientifico, Mach vi aveva
appena pubblicato Conoscenza ed errore (1905) e stava ulteriormente
approfondendo la critica al positivismo e le sue originali tesi
empiriocriticiste, che tanta influenza avranno di lì a poco sui fondatori della
scuola neopositivistica (anch'essa di origine viennese). E uno dei tratti
caratterizzanti della cultura viennese di questo periodo è il profondo
interessamento per la problematica del linguaggio, centrale nell'arte non meno
che nella filosofia e nella scienza: un interesse testimoniato dalla
riflessione di tanti viennesi sulla crisi di certe forme espressive, dalla
correlativa ricerca di nuove forme (la dodecafonia in ambito musicale) e, in
sede più speculativa, da un rinnovato studio del linguaggio sia in sé e per sé,
sia nel suo rapporto col sapere e col mondo. E il principale tema di indagine
di Wittgenstein fu appunto il linguaggio. A partire dal 1908 egli trascorse
lunghi periodi di studio in Gran Bretagna, dapprima come studente di ingegneria
all'università di Manchester e poi, dietro consiglio di Frege, come studente di
logica e filosofia a Cambridge, sotto la guida di Russell (che all'epoca stava
ultimando i Principia mathematica ), al quale si legò profondamente. E non a
caso proprio in questo ambiente Wittgenstein elabora il primo nucleo di quello
che sarà il suo capolavoro: il Tractatus logico-philosophicus , l'unica opera
che egli volle dare alle stampe (fu pubblicato prima in una rivista austriaca
nel 1921 e poi, nel 1922, a Londra, con una lunga introduzione di Russell).
Nonostante lo stile arduo e inconsueto, il Tractatus fu accolto con vivissimo
interesse sia in Inghilterra (il titolo dell'opera era stato suggerito da
Moore), sia in Austria, dove presto diverrà un testo di riferimento
fondamentale per i membri del Circolo di Vienna. Ma Wittgenstei non partecipò
quasi mai ai dibattiti divampati dalla sua opera, né tanto meno entrò nel
gruppo dei "circolisti" viennesi (dai quali si sentiva assai
distante). Per vari anni sembrò anzi volersi allontanare dalla filosofia
stessa, insegnando come modesto maestro elementare in alcuni paesi austriaci. Solo
alla fine degli anni '20 si arrese alle insistenze pressanti degli amici
uscendo dal suo volontario isolamento. Nel 1929 tornò a Cambridge, dove stette
per il resto della sua vita, circondato da una nutrita schiera di fedeli
discepoli. Pur non pubblicando nulla, Wittgenstein riprese intensamente la
propria riflessione e ricerca filosofica. Il punto di partenza fu nuovamente la
problematica del linguaggio e del suo rapporto col mondo: ma fin dall'inizio
egli non tacque la sua insoddisfazione nei confronti di molte delle tesi
esposte nel Tractatus . I numerosi appunti che lasciò manoscritti (
Osservazioni filosofiche , 1929-30; Grammatica filosofica , 1932-34; Libro blu
, 1933-34; Libro marrone , 1934-35), e che vennero pubblicati postumi,
attestano il rilievo della sua evoluzione teorica in questo periodo. Altro e
più consistente materiale inedito, in parte risalente ad un'epoca posteriore,
prova che Wittgenstein andava realmente disegnando le linee di una nuova
filosofia (e così si è potuto parlare di un "secondo Wittgenstein"):
una filosofia che, esposta nei celebri seminari wittgensteiniani in un modo che
è stato definito "socratico", ebbe una grande risonanza non solo
entro la cerchia dei diretti discepoli ma anche in un'area non piccola del
pensiero inglese del tempo. Una parte del materiale appena citato venne dato
alle stampe nel 1953 sotto il titolo di Ricerche filosofiche . Nonostante lo
stato relativamente incompiuto, questa nuova opera fu salutata come il secondo
grande libro di Wittgenstein; essa ha esercitato una grande influenza sul
pensiero novecentesco: un'influenza forse anche maggiore di quella del
Tractatus . Altri testi rilevanti ricavati dagli scritti inediti del filosofo
sono le Osservazioni sui fondamenti della matematica (1937-44), le Osservazioni
sui fondamenti della psicologia (seconda metà degli anni '40), Zettel
(1945-48), Della certezza (1950-51) e le Osservazioni sul 'Ramo d'oro' di
Frazer (composte nel 1931, ma con alcune aggiunte molto posteriori). Ulteriori
pagine diaristiche e autobiografiche e altre di interesse etico, religioso ed
estetico sono state pubblicate in tempi e luoghi diversi (molto importanti sono
anche le epistole).
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