L'Orfismo
è da considerarsi uno dei fenomeni religiosi misterici più
importanti della Grecia antica del VI secolo a.C.; in esso va
rinvenuta la radice dei Misteri eleusini (riti religiosi misterici
che si celebravano nel santuario di Demetra, nella città greca di
Eleusi) e degli Oracoli di Delfi. Elemento interiore di una religione
esteriore che aveva i suoi dei nei rappresentanti planetari - Zeus,
Giove, ecc. - l'Orfismo dimostra stretti collegamenti con radici
anteriori e antichissime, che ne collegano la dottrina a fonti egizie
e mesopotamiche. La conoscenza dell'Orfismo è molto
migliorata in tempi recenti, grazie alle scoperte archeologiche
succedutesi nel corso del XIX - XX secolo, che ne rivalutano
l'interesse registrato in età umanistica presso l'Accademia
Platonica Fiorentina (e, in particolare, da Pico della Mirandola).
Spesso frainteso e contestato, l'Orfismo rappresenta un filo
conduttore della cultura europea, la cui traccia più evidente è
data dall'influenza sull'immaginario e sulla letteratura. L'Orfismo
si caratterizza anche per una geografia mitica del mondo ctonio
sotterraneo, tra cui i fiumi dell' Ade (Flegetonte, Cocito,
Acheronte, Stige). Il nome deriva da Orfeo, in quanto sacerdote del
culto di Dioniso. Sotto il profilo estetico, molta parte esteriore è
assorbita dal mito come narrato da Ovidio, di Orfeo e Euridice.
Caratteristiche
del culto
Essenziale
per l'orfismo è la concezione del corpo e della sua necessità di
trasmigrare finché non raggiunge la perfezione secondo le regole di
vita rese comprensibili dal culto orfico. L'anima, che risiedeva nei
cieli, compie un peccato e cade dal regno dei cieli sulla terra
reincarnandosi in un corpo, che utilizza per espiare la propria
colpa. Con la morte, l'anima (il daimon dei greci) trasmigra e si
ricompone, non sulla base di un principio individuale ma su nuova
aggregazione per qualità magnetiche, in un altro corpo che può
anche non essere quello di una persona (questo dipendeva anche dal
comportamento che il daimon aveva tenuto nella vita precedente).
L'Orfismo addolcisce gli aspetti più cruenti del culto di Dioniso e
sostituisce le danze orgiastiche, il vino e la carne, con offerte
vegetali e d'incenso, accompagnate da danze e canti liturgici. Di
questi canti sono presenti attestazioni ritrovate in lamine di rame,
a scopo cerimoniale, largamente diffuse nell'Italia meridionale, la
Magna Grecia.
Contesto
storico
Il
culto orfico non ha un'età definita. Si può individuare in esso la
fonte più autorevole ed evidente della connessione tra dottrina
arcaica greca e sapienza egizia e mesopotamica. Il suo sviluppo e
diffusione toccano un apogeo in un periodo di forte contrasto
politicosociale, in quanto molte delle oligarchie e delle monarchie
del mondo greco cadono, in favore, prima, delle democrazie e, in
seguito, delle tirannidi. Si tratta di un'epoca di forte
trasformazione sociale, dove il popolo acquista una forte coscienza
dei propri diritti. L'orfismo dunque rappresenta il desiderio della
liberazione da regimi sanguinari, il sacro rifugio degli spiriti
migliori, dove è promesso agli adepti conforto nel presente, libertà
nel futuro. Questo movimento dunque trova molta simpatia presso il
popolo (nelle democrazie) e presso le tirannidi più illuminate,
poiché si appoggiano al popolo per rovesciare il potere
oligarchico-aristocratico nelle loro mani. È nota infatti la
presenza di molti teologi orfici presso le corti delle tirannidi. La
tradizione poetica che riguarda l'orfismo è stata considerata
lungamente perduta. I ritrovamenti archeologici più recenti rendono
possibile un suo inquadramento storico e dottrinale compiuto.
Influenze
dell'Orfismo
L'Orfismo
è una corrente artistica che trova le sue radici nella dottrina
greca, con ascendenze che sono chiaramente egizie e mesopotamiche e
con discendenze che ne proiettano il cono di influenza su tutto il
Mediterraneo e, per il tramite di adattamenti e trasposizioni, in
tutta l'Europa continentale. Questi influssi sono rintracciabili in
letteratura con l’evidente continuità dottrinale che intreccia
l’Enuma Elish mesopotamico con il Papiro di Ani egizio, e li
congiunge con il poema “Teogonia” di Esiodo, la cui trama si
ripercuote sull’”Eneide” di Virgilio, la “Divina Commedia”
di Dante, il “Paradise Lost” di John Milton, le “Illuminations”
di William Blake. L’elenco potrebbe continuare, ma questo può
bastare ad identificare l’Orfismo come matrice della cultura
illuministica europea. Il Rinascimento ha conosciuto soprattutto gli
Inni Orfici. Questi Inni, nelle attuali edizioni, sono in numero di
ottantasette, più un proemio. Sono dedicati a varie divinità, e
risultano distribuiti secondo un preciso ordine concettuale. Accanto
a dottrine risalenti all'Orfismo originario, contengono dottrine
stoiche e dottrine provenienti dall'ambiente filosoficoteologico
alessandrino, quindi sono sicuramente di tarda composizione, scritti
con ogni probabilità fra il II e il III secolo dopo Cristo. Forse
gli Inni, singolarmente o per gruppi, sono stati composti in tempi
differenti, ma, in ogni caso, colui che li ha riuniti insieme ha
seguito un certo criterio coerente, tanto è vero che si comincia con
l'inno Profumo di Prothyraia, soccorritrice nelle doglie, ossia nelle
nascite, e si termina con l'inno Profumo di morte, e dunque inizia
con l'immagine simbolica del principio della vita e finisce con
l'immagine simbolica della morte. La struttura formale-letteraria non
è sempre uniforme: gli inni autenticamente orfici e cultuali sono
costituiti pressoché integralmente da una serie di epiteti che
alludono o alle caratteristiche essenziali della divinità o alle
vicende storiche della sua vita divina; assumono insomma quella
forma, sia pure ridotta e dissimulata, di litania, che è frequente
nell’innografia liturgica. In altri invece è presente un certo
compiacimento letterario che si indugia in descrizioni naturalistiche
o in brevi considerazioni morali che denotano nei loro autori un
impegno non immediatamente religioso. Non soltanto appartengono a
mano diversa, ma hanno avuto un origine extraorfica e sono passati
più tardi, in un tempo imprecisabile, a far parte della raccolta che
possediamo – e con tanta maggior facilità quanto più accoglienti
erano il sincretismo dell’ Orfismo e quello ambientale. Gli inni
orfici erano molto apprezzati nel Rinascimento; Marsilio Ficino e i
suoi contemporanei credevano che fossero stati scritti dallo stesso
Orfeo. Pico della Mirandola in una delle sue “Conclusiones
Orphicae” afferma: “ Nell’ambito della magia spirituale non c’è
niente di più efficace degli Inni di Orfeo, se si eseguono con il
consenso di una musica adatta, di un’opportuna disposizione
dell’animo e delle altre circostanze ben note al saggio”.