mercoledì 25 gennaio 2012

L'ANTICRISTO: NIETZSCHE


Dichiaro guerra a questo istinto teologico: ne ho trovato traccie ovunque. Chiunque abbia nelle vene sangue di teologo ha un'at­titudine radicalmente falsa e disonesta nei confronti di tutte le cose. Il pathos che esso genera è chiamato fede: chiudere gli occhi una volta per tutte davanti a sé stessi per non soffrire alla vista di un'incurabile ipocrisia. Con questa falsa prospettiva su tutte le cose, ci si crea una morale, una virtù, una santità su misura, si uni­sce la buona coscienza alla falsa visione, si pretende che nessun altro tipo di ottica abbia valore, dopo che si è resa sacrosanta la propria con le parole «Dio», «redenzione», «eternità». Ho scova­to l'istinto teologico in ogni dove: è la più diffusa, la più sotterra­nea forma di falsità esistente sulla Terra. Ciò che un teologo per­cepisce come vero è sicuramente falso: questo è quasi un criterio di verità. E il suo istinto più basso di autoconservazione a proibirgli di considerare un qualsiasi aspetto della realtà o anche solo di parlarne. Ovunque si estenda l'influenza teologica, viene capo­volto il giudizio di valore, i concetti di «vero» e di «falso» sono necessariamente rovesciati: qui viene chiamato «vero» ciò che è più dannoso alla vita, mentre ciò che la eleva, la rafforza, la affer­ma, la giustifica e la fa trionfare è chiamato «falso»... Se capita che, tramite la «coscienza» di prìncipi (o di popoli), i teologi allunghino le mani sul potere, non vi sono dubbi su ciò che sem­pre ne è la causa: la volontà della fine, il volere nichilistico brama il potere.(Nietzsche, L’anticristo)

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