sabato 22 marzo 2008

PESSIMISMO : ARTHUR SCHOPENHAUEUER

DOLORE, PIACERE E NOIA:
La vita è dolore per essenza poiché l’essere è la manifestazione della volontà infinita.
volere = desiderare = stato di tensione, assenza, vuoto, dolore.
L’uomo è destinato a non trovare mai un appagamento definitivo. La soddisfazione finale è solo apparente e dà presto luogo a un nuovo desiderio.
Il godimento o la gioia è una cessazione di dolore, lo scarico da uno stato preesistente di tensione. Perché ci sia piacere bisogna per forza che ci sia stato dolore ma non è vero il contrario. Il dolore è un dato primario, il piacere è solo una funzione che deriva da esso.
La noia subentra quando viene meno il desiderio.
La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra il dolore e la noia, passando attraverso l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia.
LA SOFFERENZA UNIVERSALE:
Il dolore investe ogni creatura. L’uomo soffre di più perché sente di più la spinta della volontà. Il genio, avendo maggiore sensibilità, è votato ad una maggiore sofferenza: “Chi aumenta il sapere, moltiplica il dolore”.
Il male sta nel Principio stesso da cui il mondo dipende. Dietro le meraviglie del creato, si cela, in realtà, un’arena di esseri tormentati ed angosciati, i quali esistono a patto di divorarsi l’un l’altro.
L’individuo appare soltanto uno strumento per la specie, fuori dalla quale non ha valore. L’unico fine della natura è quello di perpetuare la vita e, quindi, il dolore.
L’ILLUSIONE DELL’AMORE:
L’amore si impadronisce della metà delle forze e dei pensieri dell’umanità più giovane; è uno dei più forti stimoli dell’esistenza ma è solo uno strumento per perpetuare la vita della specie. Il suo fine è l’accoppiamento; non c’è amore senza sessualità.
L’amore procreativo viene inconsapevolmente avvertito come peccato. Esso commette infatti il maggiore dei delitti: la perpetuazione di altre creature destinate a soffrire.
L’unico amore positivo è quello disinteressato della pietà.

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